C'è una serie di versi di Francesco De Gregori che in questi giorni fa proprio al caso mio:
"Dico cose già dette e vedo cose già viste, i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste. Mi fa paura il silenzio ma non sopporto il rumore".
L'altra sera mio marito mi ha chiesto, realmente incuriosito, il perchè del mio rito di sottolineatura quando leggo un libro. Fosse pure in piena notte, devo assolutamente avere con me una matita per sottolineare o tracciare simboli tutti miei accanto a frasi o paragrafi."Bè - gli ho risposto - sottolineo quello su cui non avevo mai riflettuto oppure quello che non avrei saputo esprimere con parole migliori". Le canzoni invece non hanno bisogno di matite e segnalazioni grafiche: certe strofe mi restano in testa in maniera martellante, che conosca o meno quel tale pezzo. Ed ecco che stasera ho voluto mettere nero su bianco, sul mio nuovo blog, questo sentimento collegato alle parole di De Gregori. Mi rispecchio molto soprattutto nelle ultime due situazioni."I comici mi rendono triste": sono una persona ridanciana, a volte pure troppo, eppure certe trasmissioni in tv che dovrebbero essere comiche a me lasciano un tristezza! La simpatia a tutti i costi è avvilente, almeno per me.
"Mi fa paura il silenzio ma non supporto il rumore": non sono mai stata troppo a mio agio nelle biblioteche, nelle silenziose aule universitarie, a volte manco in chiesa. Per assurdo mi concentro troppo sull'eccessivo silenzio, mandando in malore tutto l'impegno intellettuale. Sin da piccola perciò sono stata abituata a studiare con radio o tv accese, con gente attorno che spadella e che produce i normali rumori quotidiani dell'ambiente in cui ci si trova. Forse però il silenzio non solo mi deconcentra ma, come dice il buon De Gregori, mi fa paura. Bè, sì, io sono una casinista e per di più una persona espansiva, non riesco ad immaginare una vita a bocca chiusa o priva di stimoli esterni. C'è tanta vita nel rumore, c'è colore in ogni suono.
"Dico cose già dette e vedo cose già viste, i simpatici mi stanno antipatici, i comici mi rendono triste. Mi fa paura il silenzio ma non sopporto il rumore".
L'altra sera mio marito mi ha chiesto, realmente incuriosito, il perchè del mio rito di sottolineatura quando leggo un libro. Fosse pure in piena notte, devo assolutamente avere con me una matita per sottolineare o tracciare simboli tutti miei accanto a frasi o paragrafi."Bè - gli ho risposto - sottolineo quello su cui non avevo mai riflettuto oppure quello che non avrei saputo esprimere con parole migliori". Le canzoni invece non hanno bisogno di matite e segnalazioni grafiche: certe strofe mi restano in testa in maniera martellante, che conosca o meno quel tale pezzo. Ed ecco che stasera ho voluto mettere nero su bianco, sul mio nuovo blog, questo sentimento collegato alle parole di De Gregori. Mi rispecchio molto soprattutto nelle ultime due situazioni."I comici mi rendono triste": sono una persona ridanciana, a volte pure troppo, eppure certe trasmissioni in tv che dovrebbero essere comiche a me lasciano un tristezza! La simpatia a tutti i costi è avvilente, almeno per me.
"Mi fa paura il silenzio ma non supporto il rumore": non sono mai stata troppo a mio agio nelle biblioteche, nelle silenziose aule universitarie, a volte manco in chiesa. Per assurdo mi concentro troppo sull'eccessivo silenzio, mandando in malore tutto l'impegno intellettuale. Sin da piccola perciò sono stata abituata a studiare con radio o tv accese, con gente attorno che spadella e che produce i normali rumori quotidiani dell'ambiente in cui ci si trova. Forse però il silenzio non solo mi deconcentra ma, come dice il buon De Gregori, mi fa paura. Bè, sì, io sono una casinista e per di più una persona espansiva, non riesco ad immaginare una vita a bocca chiusa o priva di stimoli esterni. C'è tanta vita nel rumore, c'è colore in ogni suono.
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